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L’importanza di una chiarezza normativa: l’IRS definisce i requisiti per le criptovalute

Abbiamo evidenziato più volte il fatto che c’è ancora tanta confusione in merito alle criptovalute. I legislatori di tutto il mondo brancolano ancora nel buio. Mentre gli investitori e i possessori di criptovalute navigano nell’incertezza. Un passo in avanti arriva ora dall’Internal Revenue Service degli Stati Uniti o IRS. Infatti l’IRS chiarisce alcuni punti per gli investitori crittografici in merito all’acquisto di criptovalute con valuta fiat. L’autorità dice che chi ha acquistato asset digitali utilizzando fiat. E non ha venduto durante il 2020. Non ha bisogno di segnalare tali attività. Una notizia importante che sicuramente sarà ben accolta dalla comunità. 

IRS chiarisce la questione 

L’Internal Revenue Service degli Stati Uniti aggiorna la sua sezione FAQ sulle valute digitali. L’IRS infatti chiarisce che gli investitori che hanno acquistato solo criptovalute con valuta fiat. Non hanno bisogno di segnalare le loro transazioni sotto la domanda “valuta virtuale”. Un passo importante per che regala un senso di sollievo ai tanti possessori di criptovaluta negli Stati Uniti. Infatti nell’ultimo periodo c’era un gigantesco punto interrogativo sulla questione. Per fortuna risolto con i nuovi requisiti dettati dall’IRS

Il modulo di dichiarazione 

Andiamo a vedere nel dettaglio. La prima pagina del modulo di dichiarazione dei redditi individuale dei cittadini statunitensi, o Modulo 1040. Chiede se il convenuto ha ricevuto, venduto, inviato, scambiato o altrimenti acquisito. “Qualsiasi interesse finanziario in qualsiasi valuta virtuale” durante il 2020. Pertanto la formulazione del modulo suggerisce che le persone che hanno acquisito risorse crittografiche. Con qualsiasi mezzo. Sarebbero tenute a rispondere sì alla domanda. Indipendentemente dal fatto che la valuta virtuale sia stata acquistata. Utilizzando dollari statunitensi, scellini kenioti o arachidi. 

Attenzione alle domande successive 

Tuttavia la domanda cinque delle informazioni aggiornate sulle FAQ sulla criptovaluta dell’IRS cambia scenario. Infatti chiede se un individuo che “ha acquistato valuta virtuale con valuta reale. E non ha avuto altre transazioni virtuali durante l’anno”. Debba segnalare tali attività nel modulo 1040. La risposta ora afferma:

“Se le tue uniche transazioni che coinvolgono valuta virtuale durante il 2020 fossero acquisti di valuta virtuale con valuta reale. Non sei tenuto a rispondere sì alla domanda del modulo 1040“.

Le condizioni dell’IRS 

Ovviamente ci sono anche delle condizioni dell’IRS sugli investitori di criptovalute con valuta fiat. La nuova sezione delle domande frequenti suggerisce una cosa importante. Che gli investitori in criptovaluta non hanno bisogno di segnalare tali transazioni. A condizione che abbiano acquistato esclusivamente criptovaluta per dollari USA. E non abbiano effettuato scambi da criptovaluta o venduto nessuna delle loro risorse digitali per fiat. Al contrario se hanno acquistato criptovaluta con altre risorse crittografiche. O venduto una qualsiasi delle loro criptovalute durante il 2020. Le transazioni devono essere segnalate. 

Un importante sforzo, ma non basta 

Sebbene l’IRS abbia cercato di fornire maggiore chiarezza agli investitori di criptovalute tramite valuta fiat. In merito ai loro obblighi di rendicontazione negli ultimi anni. Il ritmo dell’innovazione nel settore delle valute virtuali è lento e snervante. Le autorità di regolamentazione sono spesso lasciate sole. Oppure che devono rimettersi in pari. Questo è qualcosa di inconcepibile. Soprattutto visto che il mercato crittografico cresce di giorni in giorno. E che c’è da oltre 10 anni. Un ritardo imbarazzante che deve essere colmato il prima possibile. 

Solo 5 paesi hanno linee guida 

Recentemente è stato stilato un rapporto compilato dalla Law Library of Congress. E commissionato dal rappresentante repubblicano Tom Emmer. Il documento osserva che solo cinque paesi hanno stabilito linee guida fiscali per gli stakers di criptovaluta. E’ emerso che solo Australia, Svizzera, Finlandia, Nuova Zelanda e Norvegia. Si sono occupate delle norme fiscali in materia di picchettamento. Un dato raccapricciante che sottolinea una netta disparità tra gli approcci normativi. Adottati da varie autorità fiscali in tutto il mondo. Delle 31 giurisdizioni incluse nello studio.

L’importanza di una guida chiara e concreta

Tom Emmer ha esortato l’IRS a fornire una guida chiara per gli investitori crittografici. Per evitare di soffocare l’innovazione tecnologica negli Stati Uniti. Sottolineando la necessità che i requisiti di tassazione siano “applicati in modo ragionevole”. Per evitare di scoraggiare l’innovazione. Le sue parole rivolte all’IRS sono:

“Affinché queste tecnologie possano prosperare e raggiungere il loro potenziale rivoluzionario. Dobbiamo avere la conoscenza e il panorama organizzativo degli approcci alla regolamentazione. Per implementare al meglio il percorso corretto che non soffocherà questa innovazione. Possiamo migliorare la chiarezza della tassazione IRS. E allo stesso tempo garantire che queste tasse siano applicate in modo ragionevole”.

Perché i regolatori sono lenti? 

Sono dodici anni che Bitcoin è uscito fuori. Ma perché i regolatori non hanno ancora trovato una quadra per regolare il settore? Questa è una domanda che flagella milioni di persone. E non ci venissero a raccontare la storiella che il processo normativo deve essere ben gestito. In dodici anni nessuno è riuscito a “ben gestire” il processo normativo? Sicuramente dietro ci sono interessi molto più grandi. Interessi non solo di potere, poltrone o fama. Ma anche e soprattutto interessi economici. E’ il business che regna al di sopra di tutto e di tutti. 

Conclusione 

Dunque il quadro legislativo internazionale è caratterizzato da una normativa non uniforme. Sulla gestione delle criptovalute. E questo punto è fuori discussione. Tuttavia qualcosa (se non tutto) deve cambiare. Soprattutto perché con la crescita del mercato crittografico. Cresce anche l’interesse delle persone. Le criptovalute raccolgono più attenzione e l’uso di criptovalute diventa più diffuso. E quindi più aumenta la circolazione delle valute digitali. E più i governi devono regolamentare il mercato. 

Non ci sono alibi. Non ci sono scuse. Adesso è il momento che i politici si siedono al tavolino con degli esperti. Che si rimboccano le maniche seriamente. E iniziano a partorire un quadro normativo efficace. Perché il mercato crittografico ha bisogno di avere una regolamentazione. 

Ce la faranno a partorire una regolamentazione? Continuate a seguirci per scoprirlo. Noi vi teniamo aggiornati su tutto!

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