L’impennata di bitcoin ha visto i prezzi aumentare di oltre otto volte nell’ultimo anno. E quindi ha spinto la criptovaluta e la blockchain nel mainstream. Tuttavia mentre i riflettori si sono concentrati su Bitcoin e su ondate di investitori che sono saliti sul carro. C’è stato un parallelo aumento dell’attività criminale correlata alla crittografia. Per questo motivo si presume che arrivi presto una regolamentazione crittografica che freni l’attività criminale. Anche qui in Italia la situazione è poco chiara. Dove non c’è una legge ad hoc che regoli la detenzione di Bitcoin. Ma andiamo a vedere in dettaglio.
L’anno del Bitcoin
Il 2020 è stato l’anno del bitcoin. Ma vedendo l’andamento della moneta virtuale in questi primi mesi, possiamo dire che anche il 2021 non è da meno. Il prezzo del Bitcoin è cresciuto di quasi otto volte. E la corsa non sembra fermarsi. Infatti dall’inizio dell’anno il valore è aumentato ancora. In poche parole è raddoppiando. Raggiungendo il record storico di 61mila dollari. Ciò ha portato una corsa all’adozione non indifferente. Dove gli investitori istituzionali non si sono lasciati scappare l’occasione di fare soldi con Bitcoin.
Crimini crittografici aumentati
Come prevedibile, insieme all’aumento di Bitcoin sono aumentati anche i crimini ad esso legati. Infatti le frodi e i furti legati alle criptovalute sono cresciuti notevolmente. Secondo il report pubblicato dalla società di prevenzione delle frodi Bolster. Che ha esaminato oltre 300 milioni di siti web. Nel 2020 sono state identificate più di 400.000 truffe legate alle criptovalute a livello globale. Un aumento di circa il 40% rispetto al numero del 2019. Bolster prevede un ulteriore aumento del 75% delle truffe crittografiche in tutto il mondo nel 2021. Un allarme che non deve passare inosservato tra i governi di tutto il mondo.
In arrivo una regolamentazione?
Data queste situazione non ci stupisce se dovesse arrivare una regolamentazione crittografica contro questa attività criminale. Proprio in seguito ai movimenti del mercato. E agli investitori istituzionali sempre più interessati e ai continui massimi storici segnati da bitcoin. Potrebbe arrivare una legge specifica per il settore. Infatti se i legislatori non iniziano a regolamentare il mercato, rischiano di arrivare ad un punto di non ritorno. Anche perché le monete virtuali si andranno sempre più a consolidare. E saranno usate come strumento virtuale per il pagamento di beni e servizi.
Normativa in Italia
In Italia possiamo dirvi che il legislatore ha riconosciuto l’utilizzo nel nostro ordinamento delle valute virtuali. Come appunto strumento di pagamento alternativo a quelli tradizionalmente. Utilizzati nello scambio di beni e servizi. Infatti il decreto legislativo parla chiaro: le criptovalute sono uno “strumento di pagamento”. Quale “rappresentazione digitale di valore, trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente”.
E allora quale è il problema?
Il problema principalmente è che in Italia i guadagni non sono tassati. Infatti non sappiamo quante tasse si pagano sulle criptovalute guadagnate. Se decidiamo, ad esempio, di vendere una porzione di Bitcoin. Ottenendo un guadagno rispetto all’investimento iniziale. Non c’è una tassazione, ovvero non siamo tassati. L’Italia infatti è tra i pochi Paesi OCSE che non ha una regolamentazione fiscale specifica in merito. A differenza di Paesi come Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) è un’organizzazione internazionale di studi economici. Per i paesi membri, paesi sviluppati aventi in comune un’economia di mercato. L’organizzazione svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva. Che consente un’occasione di confronto delle esperienze politiche. Per la risoluzione dei problemi comuni, l’identificazione di pratiche commerciali e il coordinamento delle politiche locali e internazionali dei paesi membri. Ha sede a Parigi nello Château de la Muette. Gli ultimi paesi ad aver aderito all’OCSE sono la Colombia e la Lituania. Per un totale di 37 paesi membri.
Di cosa siamo tassati in Italia?
Ciò che sappiamo è che se abbiamo Bitcoin per più di sette giorni. E per un valore pari ad almeno 51.645,69 euro. Allora siamo tassati al 26% sulle eventuali plusvalenze in caso di vendita. Ma sotto tale soglia la tassazione è zero. A prescindere dal proprio reddito. Inoltre rimanere sotto non è difficile. Basta vendere i propri Bitcoin quando ci si avvicina alla soglia. In questo modo ci si può fare un bel gruzzoletto. Questo accade perché il fisco italiano applica alle criptovalute il trattamento riservato alle valute estere. Proprio perché c’è l’assenza di leggi specifiche.
Conclusione
Detto ciò le cose potrebbero cambiare nei prossimi mesi. Proprio a seguito dei continui crimini crittografici. Infatti non dobbiamo prendere sottogamba le conseguenze economiche legate alla pandemia. Infatti l’ondata di povertà dovuta alla crisi post-covid porterà inevitabilmente a un maggior numero di persone che ricorrono al crimine. Incluso quello informatico e legato alle criptovalute. In questo modo c’è il pericolo di vedere le economie globali crollare. Per questo motivo una regolamentazione crittografica contro questa attività criminale sembra imminente. Bisogna capire solo se le leggi aiutino il settore o è un modo per emarginare il mercato. Ma quello che è sicuro è che adesso abbiamo bisogno di una legge ad hoc. Che impedisca alle persone di fare quello che vogliono. Soprattutto in Italia, dove i furbetti sono tanti e sono pronti a guadagnare su tutto.