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Il mondo crittografico potrebbe essere davvero censurato dai social media?

Il dibattito sulla libertà di parola è vivissimo. Soprattutto dopo la sospensione di Trump dai social Twitter e Facebook e le nuove norme Whatsapp. C’è chi grida alla censura della libertà di espressione e chi ad una privacy che viene sempre meno. In questo contesto i leader crittografici si preoccupano della minaccia della censura per le criptovalute e della tecnologia blockchain. Non a caso molti utenti dei social media stanno lasciando i fornitori tradizionali a favore di piattaforme più indipendenti. Per timori di raccolta dati ingiustificata, censura e rifiuto del servizio.

Il caso Trump 

Dopo l’assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump, i due principali social network stanno intensificando i propri sforzi anti-violenza e anti-odio. Facebook ha bannato l’espressione “stop the steal” (ferma il furto) mentre Twitter ha oscurato diversi account QAnon. Entrambi i social non hanno perso tempo e hanno sospeso i profili dell’ex presidente statunitense. Proprio a causa del suo coinvolgimento nella rivolta di Capitol Hill. Tanto che la Camera statunitense sta chiedendo l’impeachment per “incitamento all’insurrezione”. 

Contro l’odio online e teorie cospirazioniste 

I giganti del social network hanno uno scopo ben preciso, che non vogliono tirare indietro. Sia Twitter che Facebook infatti vogliono bloccare le teorie cospirazioniste infondate e discorsi d’odio online. Una presa di posizione netta, adottata anche da Amazon Web Services (AWS). Infatti il gigante dell’e-commerce ha sospeso l’hosting della piattaforma Parler. Questa molto popolare fra l’estrema destra statunitense. Dimostrando di tenere a cuore l’integrità della democrazia americana. 

Ex CEO di Overstock bandito dai social 

Patrick Byrne è stato uno dei primi sostenitori di Bitcoin come ex CEO di Overstock. La sua azienda è stata il primo grande rivenditore ad accettare Bitcoin. Tuttavia nelle ultime ore è stato bandito da Twitter dopo aver sostenuto le teorie del complotto. Infatti la sospensione è probabilmente il risultato delle sue continue affermazioni secondo cui le elezioni statunitensi del 2020 sono state truccate. Affermazioni che hanno assunto un tono più serio dopo che il Campidoglio degli Stati Uniti è stato invaso dai manifestanti pro-Trump. 

Il caso Whatsapp 

Qualche giorno fa Whatsapp ha annunciato l’imminente aggiornamento dei suoi termini di servizio. Scatenando in questo modo una tempesta mediatica sullo scopo e la natura dell’aggiornamento. Quello del gigante della messaggistica è stato un vero e proprio ultimatum imposto agli utenti. Chi non è d’accordo con i cambiamenti apportati unilateralmente ai termini di servizio ha una sola scelta: smettere di usare il servizio dall’8 febbraio 2021. Da qui si è acceso un dibattito ancora in corso. 

Le polemiche sull’aggiornamento

Alla base della polemica sull’aggiornamento della privacy policy c’è la possibilità di una maggior condivisione di dati. Tra Whatsapp e le altre aziende del gruppo Facebook. Tuttavia gli esperti sostengono che tali aggiornamenti non implicano alcun cambiamento concreto. Rispetto a quanto avviene già oggi. Ma la mancata chiarezza di Whatsapp e i suoi elementi di criticità hanno generato un vero e proprio esodo.

Fuga da Whatsapp 

La polemica sollevata ha spinto le iscrizioni a servizi alternativi incentrati sulla privacy e considerati meno invadenti. Stiamo parlando di piattaforme come Signal (app consigliata pure da Elon Musk su Twitter) e Telegram. Entrambe le piattaforme hanno registrato un picco di alcune milioni di iscrizioni nell’ultima settimana. Solo Telegram è stato scaricato 25 milioni di volte nelle ultime 72 ore. Alcune di queste nuove iscrizioni includono “rifugiati” della piattaforma Parler. 

L’Unione Europea esclusa

Whatsapp ha mandato l’avviso a tutti i suoi due miliardi di utenti ma nell’Unione Europea queste modifiche non valgono. I cittadini dell’UE sono protetti dal GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali. Che è una delle leggi sulla privacy più avanzate del mondo. E quindi Facebook è costretta a trattare i cittadini dell’UE in un modo diverso e tendenzialmente migliore. Rispetto a tutti gli altri abitanti del pianeta che usano la piattaforma. 

Le nuove regole in Europa 

Nelle regole che riguardano l’Europa, le modifiche che hanno fatto preoccupare molti utenti americani non ci sono. Basta mettere a confronto l’avviso che Whatsapp ha mandato agli utenti internazionali e quello degli utenti europei. Nel secondo manca proprio il punto legato appunto alla condivisione dei dati con Facebook. In questo modo Whatsapp non può condividere i dati degli utenti europei per scopi commerciali e per la pubblicità. A meno che non stringe un nuovo accordo con le autorità dell’UE.

Quello che ci si auspica è di avere un mondo decentralizzato, ovvero non occupato solo da due o tre aziende che decidono per tutti.

Leader crittografici preoccupati 

La capacità dei giganti del web hosting di chiudere unilateralmente siti e infrastrutture preoccupa. Alcuni nel settore delle criptovalute e blockchain infatti sono preoccupati per una censura. Che potrebbero compromettere seriamente la salute futura dei progetti relativi alle nuove tecnologie. Le grandi personalità crittografiche hanno sottolineato i vari problemi. Affermando che un unico fornitore di servizi di hosting come AWS pone rischi per i servizi basati su crittografia.

Buterin contro la censura

Anche il co-fondatore di Ethereum teme una censura per le criptovalute e la blockchain. Vitalik Buterin ha descritto la rimozione di Parler come “molto preoccupante”. Sottolineando che AWS era molto più un “fornitore di infrastrutture comuni” che un sito di social media. Buterin ha anche espresso un certo livello di sgomento per la decisione di Twitter e Facebook di bandire definitivamente il presidente Donald Trump dalla sua piattaforma. Ma anche altri leader crittografici diffidano della natura centralizzata dei giganti della tecnologia come Amazon. 

Il mondo del futuro 

Come molti sanno, Bitcoin è basato sulla tecnologia blockchain che sta portando alla creazione di nuove realtà decentralizzate e distribuite. Inoltre al suo interno le persone possono agire seguendo regole stabilite all’inizio e soprattutto verificabili da tutti. Proprio la verificabilità e la distribuzione delle decisioni si sta ponendo come modello contrapposto a quello centralizzato. Basato su scelte arbitrarie e spesso non condivise (vedi Whatsapp e i social media).

Questo modus operandi piace molto ai vari cittadini di tutto il mondo. Per questo motivo siamo portati a credere che ci sarà un social media basato su questi principi

Conclusioni 

Non è campata in aria la preoccupazione di una censura su criptovalute e blockchain. Le paure dei leader crittografici sono reali. Soprattutto perché rischiano di vedere il loro investimento compromesso dai vari Zuckerberg e Bezos. Tuttavia il presidente Trump e i suoi seguaci sono stati estromessi per una giusta causa. Il dibattito sul se sia stato giusto o sbagliato sospendere gli account di estrema destra e dell’ex presidente americano su Twitter e Facebook è quanto di più sbagliato ci possa esistere. Come si può non essere d’accordo sulla decisione di allontanare certi odiatori del web? 

Semmai il dibattito dovrebbe poggiarsi altrove. Come mai lo strapotere digitale è in mano a due o tre persone? Perché per anni tutti o quasi hanno ignorato l’ascesa del maoismo digitale e lo strapotere di Big Tech? Perché le chiavi del dibattito pubblico sono state lasciate in mano a Facebook e al suo algoritmo segreto? 

Adesso è il caso di mettersi a studiare per davvero. Di studiare il modello di business delle piattaforme e di conoscere il loro meccanismo. Di capire se e in che modo siamo manipolati. E di frenare l’avanzata di aziende che detengono il monopolio dell’innovazione. Prima che sia troppo tardi!

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