La scalata del mercato crittografico non sta passando inosservata. Il tema della regolamentazione delle valute digitali è stato più volte trattato nel 2020. Ma queste volta le nazioni del G7 hanno espresso un forte sostegno alla necessità di regolamentare le criptovalute. Tra i punti caldi c’è stato anche quello della Libra di Facebook. A parlarne è stato il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz. Che non solo ha criticato la stablecoin, ma lo ha definite “un lupo travestito da pecora”.
G7 vuole regolamentare le criptovalute
I paesi del G7 sostengono fortemente la necessità di una regolamentazione globale sulle criptovalute. I ministri delle finanze e i capi delle banche centrali di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Giappone, Germania, Italia e Canada hanno discusso a lungo. Hanno espresso un forte desiderio di dare normative chiare al settore delle risorse digitali.
Stati Uniti in prima linea
Tra i sette paesi che si sono dimostrati propensi a regolamentare il mercato c’è quello degli Stati Uniti. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha condiviso una dichiarazione dopo l’incontro virtuale. Questa afferma che oltre a discutere l’emergenza covid-19 e le questioni economiche. L’incontro “ha anche discusso le risposte in corso all’evoluzione del panorama delle risorse crittografiche e di altre risorse digitali”. Poi ha proseguito: “c’è un forte sostegno in tutto il G7 sulla necessità di regolamentare le valute digitali”.
Prevenire attività illecite
Questo accordo unanime del G7 per regolamentare le criptovalute deriva dalla loro crescente popolarità. E’ forte la paura del loro utilizzo in attività illecite. La loro evoluzione, soprattutto nel 2020, non può non essere presa in considerazione ai “piani alti” della politica. Per questo motivo si è parlato del “lavoro delle autorità nazionali per prevenire l’uso per scopi maligni e attività illecite”.
G7 crede nel futuro digitale
Da questo incontro è emerso che le nazioni del G7 credono che il futuro della finanza sia digitale. Per questo hanno già concordato di comune accordo di supportare i pagamenti digitali. Proprio nella dichiarazione del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, si legge:
“L’adozione diffusa dei pagamenti digitali ha il potenziale per affrontare gli attriti nei sistemi di pagamento esistenti. Migliorando l’accesso ai servizi finanziari, riducendo le inefficienze e abbassando i costi. Ma questo può accadere solo se le risorse crittografiche utilizzate per i pagamenti sono “adeguatamente controllate e regolamentate”.
Preoccupa il mercato delle stablecoin private
Da quello che ne uscito fuori, il G7 punta il dito contro l’ecosistema delle stablecoin private. Il mercato da 25 miliardi di dollari costituito da valute digitali garantite da fiat emesse privatamente. I paesi hanno avanzato il timore per le stablecoin private in quanto minacciano il controllo del G7. Il G7 pensa che qualsiasi stablecoin gestita privatamente, come Tether o Diem (ex Libra ), dovrebbe iniziare a funzionare solo dopo aver “affrontato adeguatamente” le preoccupazioni dei regolatori.
Il cambio nome di Libra non convince
Abbiamo visto come la stablecoin di Facebook ha cambiato nome. Il motivo è proprio quello di avvicinarsi ai regolatori e mostrarsi indipendente dal social network. Un atteggiamente apparentemente propositivo . Soprattutto alla luce del possibile lancio nel 2021. Tuttavia non tutti sono convinti di questa remissione della Diem Association (ex Libra Association). E ad andargli contro è proprio la Germania.
“Un lupo travestito da pecora”
Il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz ha preso la palla al balzo e non ha criticato la Libra (ora Diem). Scholz è fortemente contrario al lancio della criptovaluta di Facebook in Europa e Germania. È arrivato al punto di dire che la stablecoin è “un lupo travestito da agnello”, allarmando gli altri paesi. Ha inoltre aggiunto che:
“Per me è chiaro che la Germania e l’Europa non possono e non accetteranno il suo ingresso nel mercato. Mentre i rischi normativi non sono adeguatamente affrontati. Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarci che il monopolio valutario rimanga nelle mani degli Stati”.
Se il G7 blocca Diem cosa succede?
Non è un mistero che in Europa la Germania ha un peso politico sostanziale. Quindi qualsiasi decisione deve passare attraverso Berlino. Per questo motivo se nel G7 passa la linea di Scholz la stablecoin di Facebook avrebbe vita breve. O probabilmente non vedrebbe nemmeno la luce. Diem può sperare solo in un accordo con la Cina. Il via libera da Pechino cambierebbe le carte in tavola. Ma anche qui è complicato per via dello yuan digitale e soprattutto perché la Cina ha i suoi social network.
Se il G7 approva Diem cosa succede?
Se il G7 dovesse convincersi e approvare la stablecoin di Facebook lo scenario sarebbe capovolto. Qui non solo la linea della Germania passa in secondo piano e Berlino non avrebbe più l’autorità gestita fino ad oggi. Ma Diem sarebbe la vera valuta digitale competitiva allo yuan digitale. Soprattutto vista la grande influenza che Facebook ha in occidente, e non solo.
Dunque, in entrambi gli scenari la Cina è l’ago della bilancia. E siamo sicuri qualsiasi decisione prenderanno i 7 paesi in merito alla stablecoin Diem, sarà per ostacolare il primato cinese nella digitalizzazione. Un primato che ad oggi sembra indiscusso.