Le statunitensi ErisX e bitFlyer sono tra le 12 società crittografiche selezionate. Per pilotare il sandbox normativo della criptovaluta delle Hawaii. Stando all’annuncio, questo piano consentirà ai fornitori di servizi di asset virtuali di fare affari nello stato. Senza ottenere una licenza di trasmettitore di denaro per un periodo di due anni.
Hawaii e Criptovaluta: dove eravamo rimasti?
Prima di focalizzarci sulla crypto news di oggi. Vediamo a che punto le Hawaii sono nello spazio crittografico. A marzo, vi avevamo detto che lo Stato aveva lanciato il programma sandbox. Un’iniziativa che era stata denominata “Digital Currency Innovation Lab”. Nata da uno sforzo congiunto che coinvolge il Dipartimento del Commercio e degli Affari dei Consumatori, la Divisione degli Istituti Finanziari (DFI) e le Hawaii Technology Development Corporation (HTDC). Un momento importante per la notmariva sulla criptovalute delle Hawaii.
Il programma sandbox
Il programma sandbox consente alle aziende di criptovaluta di richiedere l’approvazione per fare affari alle Hawaii. Questo senza ottenere una licenza statale di trasmissione di denaro per due anni. Un programma che segna il ritorno sulla scena delle aziende di criptovaluta nello stato. Ed è il primo sandbox, ovvero normativa nel settore della criptovaluta alle Hawaii. Secondo una dichiarazione di ErisX. Gli altri partecipanti, oltre ErisX e bitFlyer, sono diversi. Come BlockFi, CEX.io, Apex Crypto, Cloud Nalu, Coinme, Flexa, Gemini, Novi, River Financial e Robinhood Crypto.
Hawaii e Criptovaluta: diversi scenari
Nonostante sandbox e l’apertura delle Hawaii verso il settore crittografico. E’ noto il fatto che lo Stato aveva in precedenza regimi di licenza crittografica più restrittivi rispetto ad alcuni stati. Nel 2017 infatti la Divisione delle istituzioni finanziarie delle Hawaii ha chiesto agli scambi di criptovaluta di detenere riserve in valute legali. Corrispondenti alla quantità di criptovalute possedute dai loro clienti.
La fuga di Coinbase
Sebbene le Hawaii non abbiano mai vietato le criptovalute. Quando lo stato ha implementato il “requisito della doppia riserva” nel 2017. Alcuni scambi hanno visto tale normativa come una minaccia. Infatti Coinbase ha preferito salutare le Hawaii. Perché vedeva il requisito come un onere costoso. Oggi l’exchange rimane non disponibile nello stato. Anche Binance non serve nello Stato americano.
Un nuovo piano per “creare opportunità economiche”
Ma come abbiamo accennato. Lo scenario della criptovaluta nelle Hawaii è cambiato proprio nel 2020. Nel gennaio infatti lo Stato ha introdotto un disegno di legge. Che consente alle istituzioni finanziarie di detenere risorse digitali. A marzo lo stato ha compiuto un ulteriore passo avanti. Per allentare potenzialmente le rigide regole per i fornitori di servizi di asset virtuali. Lanciando appunto il Digital Currency Innovation Lab per affrontare i pesanti requisiti normativi. E “creare opportunità economiche per le Hawaii attraverso l’adozione anticipata della valuta digitale”.
Ritorno alle Hawaii per gli scambi di criptovaluta?
BitFlyer USA ha affermato che l’iniziativa sandbox segna il ritorno degli scambi di criptovaluta alle Hawaii. E potrebbe portare gli scambi a ricevere licenze complete in futuro. Della stessa idea è il consigliere generale di ErisX. Rivelando che dopo il lancio del laboratorio. Le Hawaii hanno invitato le aziende di criptovaluta a richiedere la partecipazione al programma pilota. Pertanto staremo a vedere se Coinbase e Binance decideranno di operare nelle Hawaii.