Da qualche tempo Malta aveva il sogno di diventare “isola blockchain”. Ovvero apparire come un punto di riferimento per le società crittografiche e i possessori di criptovalute. Tuttavia il piano del paese sembra essersi fermato. Secondo il governo poche banche al dettaglio indicano la volontà di lavorare con le società di crittografia. Una strategia digitale che sembra dunque sbattere con la tradizione.
Il piano “isola blockchain” di Malta fatica
Il ministro delle finanze e dell’occupazione di Malta ha parlato del piano digitale. Ha rivelato che la strategia della nazione per diventare un’isola blockchain sta annaspando. Questo causa della riluttanza delle banche locali a lavorare con aziende innovative. Ha osservato che poche imprese locali sono state in grado di assicurarsi partner bancari. Poi ha aggiunto che “le banche tradizionali hanno cancellato la blockchain nelle sue fasi iniziali”.
L’ostacolo delle banche all’innovazione
Il governo di Malta vede proprio nelle istituzioni finanziarie tradizionali l’ostacolo dell’isola blockchain. L’esecutivo sostiene che se le banche non saliranno a bordo sarà molto difficile creare un piccolo paradiso crittografico. Il ministro delle finanze definisce “scetticismo del settore bancario al dettaglio”. Ma questo non riguarda solo la blockchain, ma anche altre industrie emergenti. Come il piano dell’isola per sostenere la cannabis medica.
Investire nella cultura digitale
Il ministro maltese sottolinea la necessità di investire nella costruzione delle competenze necessarie a livello locale. Per supportare un fiorente settore blockchain. Sostiene che “c’è sempre il potenziale per essere un’isola blockchain ma se vogliamo realizzarlo, ci deve essere più lavoro”. Oltre l’apparente disinteresse bancario, il ministro ha sottolineato che la mancanza di competenze locali sta ostacolando la crescita di nuove industrie a Malta. Ha detto:
“Non si tratta solo di stabilire se i settori siano vecchi o nuovi, ma piuttosto una questione di competenze. Se gli investitori non trovano ciò di cui hanno bisogno, potrebbero pensarci due volte. Se vogliamo continuare ad attrarre investimenti a Malta, dobbiamo assicurarci di avere ciò che serve in termini di competenze”.
Il tentativo di emergere come hub globale
Il parlamento di Malta ha approvato regolamenti compatibili con la blockchain nel 2018. Come parte del suo tentativo di emergere come hub globale per criptovalute e DLT. Con l’isola che sta rapidamente diventando sede degli uffici degli scambi di criptovaluta più grandi del mondo per volume. Tuttavia, anche dietro le dimissioni dell’ex primo ministro maltese Joseph Muscat nel febbraio 2020, i progressi rimangono lenti. Sebbene il fornitore di carte di debito e la piattaforma di scambio Crypto.com siano diventati la prima azienda a ricevere la licenza dal regolatore finanziario locale di Malta.
L’incertezza normativa maltese
Malta nei mesi scorsi ha dovuto fare i conti con un grande problema. L’incertezza normativa ha causato la fuga di diversi investitori del settore crittografico. La principale norma sulle criptovalute, il Virtual Financial Assets Act, è stata emanata nell’estate 2018. Ma la MFSA ha rilasciato meno di un mese fa la prima licenza per operatori crittografici. La lentezza dei regolatori ha innescato la fuga di molteplici imprese del settore. Tra cui sembrerebbe vi sia anche Binance, che finora aveva sviluppato rapporti molto stretti con il governo locale.
Le banche sono l’anello debole
Sicuramente nella lentezza alla digitalizzazione c’entra la posizione delle banche. Purtroppo non solo Malta, ma anche molti paesi devono fare i conti con le istituzioni finanziarie tradizionali. Queste fin dall’inizio non hanno visto di buon occhio il settore crittografico. E alcune continuano a mettersi contro e a scoraggiare i governi. Che vorrebbero adottare una posizioni più innovativa. Staremo a vedere se Malta avrà un piano B per diventare una “isola blockchain”.