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Un progetto blockchain per i servizi pubblici: la svolta dell’Italia

Pensavate anche voi che l’Italia era assente a questo scenario innovativo e digitale, vero? E invece pare che il nostro paese stia per trovare la strada della digitalizzazione. Sembra che un gruppo di società ed enti di ricerca pubblici hanno lanciato il progetto Ibsi. Questo è un progetto blockchain per migliorare i servizi pubblici in Italia.  Sperimenta infatti l’applicazione dei registri distribuiti in diversi ambiti. Dai titoli di studio al made in Italy. Una notizia importante per la nostra penisola. Soprattutto perché il 2020 ha ridimensionato i numeri della blockchain in Italia.

L’Italia verso la digitalizzazione 

Che il nostro paese non sia all’avanguardia tecnologica non serve che lo diciamo noi. Penso che tutti voi avete capito che siamo indietro su molte questioni. E la pubblica amministrazione è il settore che ne ha risentito maggiormente. Dove la burocrazia e le sue lungaggini sono una vera e propria stampella italiana. Tuttavia qualcosa sembra bollire in pentola. Infatti in Italia è al vaglio un progetto sulla Infrastruttura Nazionale Blockchain per i servizi pubblici (IBSI).  In cui emerge chiara la necessità di presentare studi validi. Al fine di beneficiare del Recovery Fund. 

Un progetto per la pubblica amministrazione 

Un gruppo di 13 fra enti di ricerca, società pubbliche e atenei statali è al lavoro sul progetto Ibsi. L’obiettivo del progetto blockchain è portare la digitalizzazione in Italia e realizzare la prima rete per i servizi pubblici. Ibsi dovrà sperimentare le modalità di progettazione di un ecosistema basato su registri distribuiti. Ovvero svolgere attività ricerca e sviluppo sulle caratteristiche tipiche della blockchain. Il progetto è promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale, Cimea, Csi Piemonte, Enea, Inail, Infratel, Inps. Ma anche Politecnico di Milano, Poste Italiane, Rse, Gse, Sogei e Università di Cagliari. 

Un progetto con l’Europa 

La realizzazione dell’infrastruttura nazionale di blockchain non avviene in un contesto isolato. Ma in sinergia con la Strategia europea che sta realizzando un’infrastruttura analoga con la European Blockchain Partnership. Anche con il contributo dell’Italia stessa. Per chi non lo sapesse, nel 2018 la Commissione europea ha lanciato l’osservatorio e il forum dell’UE sulla blockchain. E ha investito circa 300 milioni di euro in progetti a sostegno dell’uso della blockchain. In una serie di settori tecnici e sociali. Attraverso il programma Horizon 2020. 

Gli stati membri molto attivi 

Gli Stati membri sono stati molto attivi nel sostenere ecosistemi blockchain. Ma anche avviare esperimenti e annunciare azioni a livello di governo. La Commissione europea intende assumere una posizione di leadership globale. Nello sviluppo e nell’applicazione di tecnologie blockchain e di registro distribuito. Che possono cambiare il modo in cui i cittadini e le organizzazioni si rapportano tra loro. Attraverso collaborazioni, condivisione di informazioni, transazioni, organizzazioni e forniscono servizi.

Migliorare il rapporto tra cittadini e PA 

Ma torniamo in Italia. La blockchain potrebbe migliorare il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Un rapporto deteriorato nel tempo. Dove oggi manca quasi del tutto la fiducia dei primi nella seconda. Tuttavia non sembra essere tutto perduto. Nel corso della ricerca ci sono molti punti su cui andare ad intervenire. Pensiamo ai certificati pubblici in modo completamente digitale. Oppure tracciare la filiera del made in Italy, sviluppare modelli energeticamente sostenibili e rinnovabili. Queste sono solo alcune potenzialità che la tecnologia blockchain potrebbe sviluppare nel corso della sperimentazione. 

Trasparenza, sicurezza, efficacia 

Non solo migliorare la fiducia tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Il progetto blockchain in Italia potrebbe toccare proprio tutti i punti dei servizi pubblici. Infatti la tecnologia può incrementare la semplificazione, la trasparenza, la sicurezza e l’efficacia. Sia degli scambi con gli enti che dei servizi resi all’utente. In base al principio “una sola volta” (“once-only principle”). Ovvero di consentire a cittadini e imprese di fornire dati solo una volta quando interagiscono con le pubbliche amministrazioni.

I casi d’uso del progetto Ibsi 

Ovviamente con il progetto Ibsi saranno analizzati diversi casi d’uso. Riguardano ad esempio la certificazione dei titoli di studio, lo scambio di token rappresentativi di altri beni fisici, digitali e di diritti. E poi anche la tracciabilità delle filiere produttive e delle supply chain. Ma anche prototipi e progetti pilota per l’erogazione di servizi di interesse nazionale ai cittadini. Come possiamo notare è un progetto molto ampio. Che va ad intervenire in diversi settori. Per apportare miglioramenti ed eliminare determinate criticità. 

Il 2020 ha ridimensionato i numeri della blockchain in Italia

Blockchain lotta per l’ambiente 

Non solo pubblica amministrazione. La blockchain potrebbe contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Come sappiamo l’ambiente è uno dei temi più discussi al livello mondiale. Un’emergenza messa da parte per far fronte a quella sanitaria. Ma il problema non è scomparso, è ancora lì. Un’emergenza che potrebbe essere gestita proprio dalla tecnologia blockchain. La blockchain può diventare una preziosa alleata nella lotta all’inquinamento. Se solo si volesse. 

Il caso d’uso 

Poco tempo fa Algorand ha messo la propria piattaforma blockchain a disposizione di PlanetWatch. Per creare il primo registro pubblico e distribuito sulla qualità dell’aria. Sulla piattaforma saranno infatti registrati i dati raccolti da sensori e dispositivi IoT. Che saranno messi a disposizione di tutti i partecipanti. Questo è una sorta di spinoff del Cern di Ginevra. Che pure lavora a un servizio di monitoraggio ambientale a livello globale. In modo da avere un impatto minimo dal punto di vista energetico.

Italie e Blockchain: tra pandemia e casi d’uso

Il 2020 ha ridimensionato i numeri della blockchain in Italia. Infatti c’è stato un calo di progetti e investimenti. Tuttavia la situazione non appare così drammatica. Infatti se da un lato gli investimenti scarseggiano, dall’altro aumentano i casi d’uso. Ad esempio il settore agroalimentare è tra i più predisposti verso la tecnologia. Un settore che può tra l’altro contare sulla grande attenzione degli italiani alla tracciabilità degli alimenti. Anche se poi la tracciabilità è un processo così complicato. Che non sembra così lineare e limpido come ci raccontano da anni. 

Conclusione 

La digitalizzazione non sembra quindi un miraggio. Infatti il progetto blockchain per i servizi pubblici in Italia dona nuova linfa. Tuttavia dobbiamo sottolineare una questione che si sta a cuore. Una volta messi in pratica questi progetti e lanciata la blockchain sul mercato, chi se ne occupa? Questo è un punto importante. Perché c’è bisogno di nuove figure professionali ibride. Con questo ci riferiamo a un professionista che sappia rapportarsi con i vari interlocutori quotidiani. A partire dalle scuole e università, fino ad arrivare a seminari, congressi, workshop, formazione e informazione. Insomma tutti quei contesti di crescita culturale, sociale e professionale. 

Ma l’Italia è davvero disposta ad investire su questa nuova figura professionale? Vi assicuriamo che ci sono persone pronte ad applicarsi. Se lo stato glielo consentisse. Senza queste figure è meglio lasciar perdere qualsiasi progetto! 

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